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Il Gattopardo
Il Gattopardo
Una scena del film
Titolo originale: '
Lingua originale: Italiano, latino e francese
Paese: {{{paese}}}
Anno: {{{annouscita}}}
Durata: 187 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Rapporto: 2,55 : 1
Genere: {{{genere}}}
Regia: {{{regista}}}
Soggetto: {{{soggetto}}}
Sceneggiatura: {{{sceneggiatore}}}
Produttore: {{{produttore}}}
Produttore esecutivo: Pietro Notarianni
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Produttore 3D: {{{3Dproduttore}}}
Casa di produzione: Titanus, S.N. Pathé Cinéma e Société Générale de Cinématographie
Distribuzione (Italia): Titanus
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Art director: {{{artdirector}}}
Character design: {{{characterdesign}}}
Mecha design: {{{mechadesign}}}
Animatori: {{{animatore}}}
Interpreti e personaggi
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Doppiatori italiani:
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Episodi:
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Musiche: {{{musicista}}}
Tema musicale: Giuseppe Verdi
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Premi:
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Prequel: {{{prequel}}}
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Si invita a seguire le linee guida del Progetto Film

Il Gattopardo è un film del 1963 diretto da Luchino Visconti, tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vincitore della Palma d'oro come miglior film al 16º Festival di Cannes.

Trama

1860, Garibaldi con le sue camicie rosse invade la Sicilia. Nonostante lo sconvolgimento politico, l'aristocratico Don Fabrizio, Principe di Salina compie egualmente con la sua famiglia il viaggio annuale verso la residenza di campagna di Donnafugata.

Qui il Principe viene a sapere da Padre Pirrone che Concetta, sua figlia, si è innamorata di Tancredi il nipote prediletto di Don Fabrizio. Ma le speranze di Concetta sfioriscono rapidamente quando appare la figlia del Sindaco, Angelica Sedara.

Don Fabrizio si rende conto che questo connubio tra la nuova borghesia e la declinante aristocrazia è uno dei mutamenti che deve essere accettato. Questa intesa verrà consacrata durante un grandioso ballo al termine del quale il principe si allontana meditando, sul significato dei nuovi eventi che richiamano la sua attenzione ad un sofferto bilancio della propria vita.

Curiosità

La lavorazione del film che avrebbe richiesto 15 intensi mesi, iniziò alla fine del dicembre 1961, mentre il primo ciak ebbe luogo lunedì 14 maggio 1962. Nell'autunno precedente, il regista, insieme allo scenografo Mario Garbuglia e al figlio adottivo di Giuseppe, Gioacchino Lanza Tomasi, aveva effettuato un sopralluogo in Sicilia, che non era certo valso a dissipare le preoccupazioni del produttore Goffredo Lombardo.

L'investimento richiesto da questo kolossal made in Italy, si rivelò presto superiore a quanto previsto dalla Titanus allorché, nel 1958, subito dopo l'uscita del romanzo, ne aveva acquistato i diritti cinematografici.

Luchino Visconti avrebbe preferito Laurence Olivier come protagonista del film, ma alla fine si optò per l'attore Burt Lancaster.[1]

Fu svolto un grande impegno nella ricostruzione degli scontri tra garibaldini ed esercito borbonico. A Palermo nei vari set prescelti - Piazza San Giovanni Decollato, Piazza della Vittoria allo Spasimo, Piazza Sant'Euno - "l'asfalto fu ricoperto di terra battuta, le saracinesche sostituite da persiane e tende, pali e fili della luce eliminati".[2]

Si rese inoltre necessario il restauro, avvenuto in 24 giorni della Villa Boscogrande, nei pressi della città, che sostituì, per le scene iniziali del film, il palazzo dei Salina, le cui condizioni ne sconsigliavano l'utilizzo.

Anche per le scene girate nella residenza estiva dei Salina, Castello di Donnafugata, che nel romanzo sostituiva Palma di Montechiaro, si scelse un sito alternativo, Ciminna. "''Visconti si infatuò per la Chiesa Madre e il paesaggio circostante. L'edificio a tre navate presentava uno splendido pavimento in maiolica. L'abside decorata con stucchi rappresentanti apostoli e angeli di Scipione Li Volsi (1622) era inoltre provvista di scranni lignei del 1619 intagliati con motivi grotteschi, particolarmente adatti ad accogliere i principi nella scena del Te Deum. Il soffitto originale della chiesa, in parte danneggiato durante le riprese è stato poi rimosso ed oggi non è più in sito. Inoltre la situazione topografica della piazzetta di Ciminna sembrava ottimale, mancava solo il palazzo del principe. Ma in 45 giorni la facciata disegnata da Garbuglia fu innalzata davanti agli edifici a fianco della chiesa. l'intera pavimentazione della piazza fu rifatta eliminando l'asfalto e rimpiazzandolo con ciottoli e lastre"[2]

Ottimo era invece lo stato di manutenzione di Palazzo Valguarnera-Gangi, a Palermo, in cui fu ambientato il ballo finale, la cui coreografia venne affidata ad Alberto Testa. In questo caso, il problema da affrontare era l'arredamento degli ampi spazi interni. Contribuirono generosamente all'opera gli Hercolani e lo stesso Gioacchino Lanza Tomasi con mobili, arazzi, suppellettili. Alcuni quadri (la stessa Morte del giusto) ed altre opere artigianali furono commissionate dalla produzione. Il risultato finale valse uno scontato Nastro d'Argento alla migliore scenografia.

Un altro Nastro d'Argento andò alla fotografia a colori[3] di Giuseppe Rotunno (che lo aveva vinto anche l'anno precedente con Cronaca familiare). Degna di note, in particolare, l'illuminazione dei locali cui, per volontà del regista che voleva ridurre al minimo l'uso delle luci elettriche, contribuivano migliaia di candele che dovevano essere riaccese ad inizio di ogni sessione di riprese. La preparazione del set, la necessità di vestire centinaia di comparse[4] richiesero per queste scene turni estenuanti.[5]

La versione originale del film, girata da Visconti durava 205 minuti. Essendo considerato troppo lungo, il film venne ridotto a 185 minuti. Negli Stati Uniti circola una versione della durata di 165 minuti, mentre in Spagna esiste una versione di 151 minuti.

Locandina

Il Gattopardo locandina

La locandina del film


Note

questa pagina è stata revisionata l'ultima volta il giorno 28-10-2021
  1. Caterina D'Amico, La bottega de "Il Gattopardo", Marsilio.Edizioni di Bianco e Nero, 2001, pag.456
  2. 2,0 2,1 Caterina D'Amico, op.cit.
  3. all'epoca il premio veniva aggiudicato separatamete per la fotografia a colori e quella in bianco/nero
  4. "...i costumi approntati (oltre agli otto per gli attori principali) furono 393: gli abiti femminili erano tutti diversi tra di loro e per almeno cento di questi si prevedevano cappotti e sorties varie". Ibid.
  5. "La vestizione iniziava alle due del pomeriggio, alle otto di sera cominciavano le riprese, che duravano fino alle quattro del mattino, talora alle sei". Ibid


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